Passione

Aforismi

Theodor Adorno

Anche l'uomo più miserabile è in grado di scoprire le debolezze del più degno, anche il più stupido è in grado di scoprire gli errori del più saggio.
Auschwitz inizia ogni volta che qualcuno guarda a un mattatoio e pensa: sono soltanto animali.
C'è un criterio quasi infallibile per stabilire se un uomo ti è veramente amico: il modo in cui riporta giudizi ostili o scortesi sulla tua persona.
Ci si guarda bene dal dire che l'ambiente in cui la tecnica acquista il suo potere sulla società è il potere di coloro che sono economicamente più forti sulla società stessa. La razionalità tecnica di oggi non è altro che la razionalità del dominio. È il carattere coatto, se cosi si può dire, della società estraniata a se stessa.
Comunque agisca, l'intellettuale sbaglia.
Di uomini molto cattivi non si può neppure immaginare che muoiano.
Dire noi ed intendere io è una delle offese più raffinate.
Gli uomini celebri sono sempre di cattivo umore. Si trasformano in articoli di mercato, diventano estranei e incomprensibili a se stessi e immagini viventi di sé tali e quali come morti.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone.
Il compito attuale dell’arte è di introdurre il caos nell’ordine.
Il diritto è la vendetta che rinuncia.
Il dono privato è sceso al livello di una funzione sociale, a cui si destina una certa somma del proprio bilancio, e che si adempie di mala voglia, con una scettica valutazione dell'altro e con la minor fatica possibile.
Il film e la radio non hanno più bisogno di spacciarsi per arte. La verità che non sono altro che affari serve loro da ideologia, che dovrebbe legittimare le porcherie che producono deliberatamente.
Il fragore senza suono che ci è noto da sempre dall'esperienza del sogno, ci viene incontro di giorno dai titoli dei giornali.
Il tutto è il falso.
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io".
L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile.
L'antisemitismo sono le dicerie sul conto degli ebrei.
L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità.
L'elemento storico nelle cose non è che l'espressione della sofferenza passata.
L'intelligenza è una categoria morale.
L'intera cultura occidentale, persino nei suoi prodotti più alti, riposa sul non vero, sul dogma cristiano della divinità di un uomo. Nulla che non fosse invalidato da una tale non verità è progredito in questa cultura.
L'occultismo è la metafisica degli stupidi.
L'umano è nell'imitazione; un uomo diventa uomo solo imitando altri uomini.
La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.
La felicità è come la verità: non la si ha, ci si è. Per questo nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, ne dovrebbe uscire. L'unico rapporto fra coscienza e felicità è la gratitudine.
La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.
La lingua proletaria è dettata dalla fame. Il povero biascica le parole per saziarsi di esse.
La sospensione del tempo, intesa come fine di ogni coercizione, è l'ideale della musica.
La vera felicità del dono è tutta nell'immaginazione della felicità del destinatario.
Le macerie risultano come un contesto offuscato o assente, in altre parole come citazioni.
Le vere riflessioni sono le sole a non essere in grado di comprendere se stesse.
Nel migliore dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore.
Nella psicoanalisi non c'è nient'altro di vero che le sue esagerazioni.
Non c'è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina e pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo.
Non si può stabilire un'analogia tra Auschwitz e la distruzione delle città-stato greche, e interpretarla come un semplice aumento graduale dell'orrore, aumento di fronte al quale si potrebbe conservare la pace del proprio spirito. È vero, tuttavia, che dal martirio e dall'umiliazione senza precedenti dei prigionieri deportati nei carri bestiame cade una luce terribilmente cruda anche sul più remoto passato, nella cui violenza cieca e disordinata era già teleologicamente implicita la violenza scientificamente organizzata di oggi.
Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze.
Parlare di cultura è sempre stato contro la cultura. Il denominatore comune «cultura» contiene già virtualmente la presa di possesso, l'incasellamento, la classificazione, che assume la cultura nel regno dell'amministrazione.
Primo ed unico principio dell'etica sessuale: l'accusatore ha sempre torto.
Quando il tempo è denaro sembra morale risparmiarlo, specialmente il proprio.
Quel che temiamo più di ogni cosa, ha una proterva tendenza a succedere realmente.
Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie.
Se la tendenza sociale oggettiva dell'era in cui viviamo si incarna nelle tenebrose intenzioni soggettive dei direttori generali, si tratta, in origine e in prima istanza, di quelli dei settori più potenti dell'industria: acciaio, petrolio, elettricità e chimica. I monopoli culturali sono, nei loro confronti, deboli e impotenti.
Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza.
Un lavoro artistico di successo non è quello che risolve le contraddizioni in una armonia spuria, ma quello che esprime l’idea di armonia negativamente con l’incorporare le contraddizioni, pure e prive di compromessi, nella sua struttura interna.
Un matrimonio dignitoso sarebbe solo quello in cui l'uno e l'altro avessero una vita indipendente, senza la fusione prodotta dalla comunità d'interessi che è imposta dalla necessità economica, e si assumessero in perfetta libertà la responsabilità l'uno dell'altro.